Dott.ssa Silvia Carlucci
Psicologa e psicoterapeuta a Vasto, Lanciano, Chieti

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carlucci.silvia@gmail.com

Trattamento

IL PROFILO DEL DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ SECONDO L’MMPI-2

di Silvia Carlucci

Il Disturbo Borderline di Personalità si manifesta nel 2% della popolazione, in prevalenza nelle donne, ed è il disturbo di personalità più frequentemente osservato nella pratica clinica, a causa della sofferenza che genera e per i frequenti ricoveri e ospedalizzazioni che comporta.
La caratteristica principale del Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è la presenza di bruschi e rapidi cambiamenti dell’umore, instabilità nei comportamenti e nelle relazioni interpersonali, impulsività e instabilità dell’immagine di sé.
Ad oggi, la psicoterapia sembra essere il trattamento di elezione per la cura del Disturbo Borderline di Personalità e, proprio per questo motivo, una valutazione psicodiagnostica che porti ad una diagnosi ben definita e alla successiva pianificazione dell’intervento, appare di importanza fondamentale per un intervento tempestivo.

Uno dei test più utilizzati nella pratica clinica ma anche nella ricerca come supporto alla diagnosi dei disturbi psichiatrici, così come anche del Disturbo Borderline di Personalità è l’MMPI-2 (Hathaway & McKinley, 1989).
E’ possibile delineare uno specifico profilo MMPI-2 in pazienti con Disturbo Borderline di Personalità?

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Attacchi di panico: attivo a Vasto il gruppo per la gestione dell’ansia

Un attacco di panico è una reazione ansiosa altamente invalidante per la persona che lo sperimenta, che si caratterizza per la presenza di diversi sintomi tra cui i più comuni sono difficoltà a respirare, tachicardia, giramenti di testa, sentirsi svenire, sudorazione, impressione che le cose intorno non siano reali, paura di morire, di perdere il controllo o di comportarsi in modo bizzarro.
Le prime volte che una persona sperimenta un attacco di panico di solito si spaventa molto, dato che si tratta di un’esperienza inattesa, intensa e strana e sviluppa la preoccupazione di poter avere un nuovo attacco di panico (ansia anticipatoria). Questo porta la persona ad evitare le situazioni in cui ciò potrebbe accadere, oppure, se accadesse, sarebbe difficile chiedere aiuto.

Perché scegliere il gruppo sugli attacchi di panico?

La scelta di utilizzare un trattamento di gruppo deriva dall’evidenza che il trattamento di gruppo è preferibile a quello individuale perché comporta dei notevoli vantaggi (Pomini, 2004), ed in particolare:

– favorisce la normalizzazione del disturbo: nel gruppo il paziente ha modo di relazionarsi con persone che soffrono del suo stesso disturbo, cogliendone così l’universalità. Attraverso questa condivisione si favorisce l’accettazione del disturbo, riducendo l’eventuale autovalutazione negativa di sé che costituisce il problema secondario;

– favorisce il modeling: osservando i successi che gli altri membri del gruppo raggiungono il paziente vede gli obiettivi come più facilmente raggiungibili;

– amplia le strategie di problem-solving: la cooperazione dei pazienti nel gruppo per il raggiungimento di un obiettivo permette ai membri del gruppo di confrontarsi con strategie di problem solving diverse e varie. In questo modo ogni singolo partecipante al gruppo amplia il proprio repertorio comportamentale, cognitivo ed emotivo;

– permette di apprendere tecniche di gestione dei sintomi: il confronto del paziente con i terapeuti e con gli altri membri del gruppo permette di apprendere nuove tecniche funzionali di gestione dei sintomi;

– incrementa la motivazione all’esposizione: la condivisione dei momenti di esposizione alle situazioni temute con il gruppo motiva il paziente a contrastare l’ansia e l’evitamento.

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